Al parco che non ho ancora ben capito come si chiama c'erano dei bambini. E dei cani. Delle ragazze, dei ragazzi, degli anziani con le badanti. I giochi del cosiddetto percorso vita ed ovviamente diverse panchine, alcune libere altre no. Io mi sono messo su una di quelle libere, che dopo otto ore in un ufficio a gocciolare, va bene anche un po' di silenzio e di aria, ancorché arida, intorno.

Ad un certo punto arriva un bambino biondo su di una bici minuscola, con dietro tre bambini pressoché identici, un papà ed una nonna. Ma poi si è capito che non è la nonna, è la "dada" (io non ho capito ma gli altri tre piccoletti perfettamente). La dada e il papà erano molto meno felici di loro e più che altro presi da mille incombenze, tipo che poi si deve mangiare, che poi ci si deve lavare, che poi si deve dormire. Loro invece si correvano dietro e quello davanti con la bici diceva "vi spostate per favore che devo passare?".

Poi, persuasi che si doveva tornare, i tre appiedati gli son corsi addosso, lo hanno baciato sulla guancia a turno e gli hanno urlato negli orecchi "ciao, alla prossima avventura". Alla prossima avventura, ve lo giuro.

Lui tutto trionfante, ringalluzzito per i tanti baci, ha detto "questa sera io mangio l'uovo sodo!" che manco Tardelli ai mondiali dell' '82, o Grosso a quelli del 2006 (è giunto il momento di citare anche lui, poverino, che se no cosa li vinci a fare, i Mondiali?) e allora "anche noi, anche noi!".

Noi, anche quando mangiamo la braciola o le zucchine grigliate, non lo diciamo mai con i dovuti modi. Ci vuole proprio un bambino.

E' stata molto lunga l'operazione dei saluti, ma poi i grandi ce l'hanno fatta e li hanno riportati a casa. Lui prima ha detto "ciao culetti blu", per via dei calzoni azzurri, poi alla sua personale dada ha confidato "loro sono i miei amici".

Dite che se mangio le uova ce la faccio a diventare così?